OBE e epilessia

di Massimo Biondi


Un gruppo di neurologi svizzeri, operando sul tessuto cerebrale di una paziente con epilessia resistente ai farmaci, ha casualmente indotto nella donna una sensazione in larga misura sovrapponibile a quella definita OBE, cioè "esperienza fuori dal corpo". Il riscontro, del tutto occasionale, è stato dovuto alla stimolazione con brevi impulsi di corrente (2 secondi) di una circoscritta porzione del giro angolare destro della paziente (in realtà i neurologi stavano tentando di localizzare il punto da cui originavano le crisi epilettiche). Con una stimolazione elettrica di lieve intensità (2-3 mA) la donna ha avuto la sensazione di cadere dall'alto e di sentirsi leggera; con corrente più forte (4-4,5 mA) ha detto di vedersi "dall'alto, distesa sul lettino; ma soltanto le gambe e la parte inferiore del tronco". Dietro richiesta di osservare meglio le proprie gambe (che nel frattempo erano state piegate al ginocchio) la paziente ha affermato di vederle diventare "più corte"; alla medesima sollecitazione per le braccia (flesse al gomito) ha detto di vedere il sinistro più corto e il destro inalterato. Tutte le stimolazioni avvenivano in una medesima area del giro angolare (che è nel lobo temporale) destro.
La sensazione di uscita dal corpo prodotta dagli elettrodi in questa paziente è stata giudicata la prima prova diretta che le OBE derivano da una struttura del lobo temporale del cervello. L'idea che simili esperienze possano scaturire da alterazioni funzionali in questa regione, in particolare proprio a seguito di epilessia del lobo temporale, era stata avanzata già da molti anni, ma solo sulla base di indicazioni indirette rappresentate, in buona misura, dalla riscontrata sovrapponibilità sintomatologica tra aura epilettica e nucleo centrale dell'OBE. Ora, con l'esperienza riferita dai neurologi svizzeri (Blanke et al. Nature 2002; vol. 419, 19 settembre, pag 269) sembra essere stata raggiunta una prima conferma diretta di questa possibilità. E probabilmente è vero.
C'è da segnalare tuttavia un dettaglio che potrebbe non essere di secondaria importanza. Dalle indicazioni riferite dagli autori di questo studio (cioè le poche parole della paziente, in gran parte riferite qui sopra) si evince che l'esperienza della donna è stata allucinatoria: e infatti nell'articolo si parla esplicitamente di "somatosensory illusions". Le alterazioni delle gambe e del braccio sinistro, non corrispondenti alla situazione reale degli arti, e il fatto che la paziente distingueva solo in parte il proprio corpo, indicano che soggettivamente si è trattato soltanto di una rielaborazione (per di più alterata) delle informazioni percettive afferite attraverso le vie nervose ordinarie. Le OBE si contraddistinguono invece, quasi sempre, per essere esperienze complete, "lucide" e precise sia del corpo di chi ha l'esperienza sia dell'ambiente circostante e di tutto ciò che vi è contenuto. In altri termini, se in entrambi i casi il soggetto ha l'impressione di trovarsi, con il suo "centro di coscienza", fuori dal corpo somatico, in una condizione (cioè nell'OBE vera e propria) le "sensazioni" e le "percezioni" appaiono abbastanza corrette e complete, nell'altra (stimolazione del giro angolare) risultano parziali e illusorie. Questa osservazione non vuol essere una critica all'ipotesi che le OBE derivino da alterazioni funzionali di quei circuiti nervosi; intende soltanto evidenziare che non si sono ancora trovate le risposte a tutto e che si è soltanto all'inizio di un nuovo (e probabilmente molto promettente) percorso di ricerca.