Profilo storico
 

di Massimo Biondi 


 

Gli inizi: 1882-1914 

 

Una fase di passaggio: dalla I alla II guerra mondiale 

 

Dagli anni quaranta agli anni ottanta 

 

L'ultimo ventennio del XX secolo 

 


 
 
 Gli inizi: 1882-1914 
 
È opinione condivisa che la parapsicologia in quanto disciplina di studio e ricerca nacque, con il nome di psychical research, nel 1882 a Londra, in coincidenza con l'istituzione e le attività di una Società voluta da un piccolo gruppo di accademici, contornati e appoggiati dagli aderenti a una delle maggiori associazioni spiritiste dell'epoca. Gli obiettivi dichiarati della nuova Società si rivolgevano in sei direzioni precise: i presunti fenomeni di "trasmissione del pensiero", il "mesmerismo" (genericamente assimilabile a ciò che oggi conosciamo come "ipnosi"), le esperienze del barone di Reichenbach (che qualche tempo prima aveva sostenuto di aver individuato una singolare forma di energia da lui chiamata "od"), le cosiddette "case infestate", i presunti "fenomeni fisici" (e solo questi) della medianità, la documentazione di quelli che oggi chiamiamo per convenienza "casi spontanei". Esplicitamente esclusi dalla pertinenza della Società, malgrado fossero di primario interesse per alcuni dei suoi fondatori, erano i temi spiritualisti, le ipotesi metafisiche, l'intento di dimostrare la sopravvivenza dell'anima o altre presunte eventualità trascendentali quali la reincarnazione e simili. La Società per la Ricerca Psichica non sposava alcuna teoria preconcetta o posizioni "corporative", il che corrispondeva all'impegno di non sostenere una specifica interpretazione dei fenomeni indagati se non dopo che ne fosse stata sicuramente accertata la natura (Gauld, 1968; Nicol, 1972). 
In verità, ciò che spinse i fondatori della Society for Psychical Research [d'ora in avanti: SPR] a costituirsi in una struttura organizzata era il desiderio di far chiarezza su una serie di temi "occulti" che trovavano ampio seguito nella popolazione e nella cultura popolare, ma che apparentemente si ponevano in contraddizione con, o erano comunque estranei a, quanto indicato dal modello scientifico della realtà. La SPR nacque dichiaratamente per porre fine allo "scandalo" dell'incapacità di raggiungere una conclusione definitiva in merito a quegli argomenti (telepatia, apparizioni, medianità, etc.) e per combattere ogni occultismo (Sidgwick, 1882). 
Fin dall'inizio fu chiaro che nell'accertamento delle manifestazioni e nei rapporti con le persone incluse nelle ricerche andava mantenuto un atteggiamento di estrema fermezza e di massima cautela, l'unico che avrebbe garantito l'attendibilità dei risultati conseguiti. In pratica così non poté essere, a causa di una serie di limiti emersi nel tempo e dovuti, da un lato, alla novità di queste indagini, aperte a debolezze metodologiche e a manovre fraudolente che i ricercatori non erano preparati a cogliere, e dall'altro a pregiudizi culturali tipici dell'epoca, per cui ad esempio la testimonianza di un esponente di classe sociale elevata era credibile anche senza alcuna conferma indipendente (Gauld, 1968). Al di là degli errori commessi e dei risultati conseguiti nei primi lavori, tuttavia, era la prima volta che si compiva una scelta metodologica di tal genere ed è questo, assieme all'impegno continuativo, il tratto che fece passare l'interesse per certi fenomeni occulti dal livello della sterile curiosità individuale a quello di indagine formalmente organizzata, provvista di finalità definite e di una chiara consapevolezza della necessità di un "metodo". Elementi cruciali di questa impostazione metodologica furono - e rimasero costantemente - il tentativo di porre sotto osservazione ogni aspetto e circostanza pertinente al fenomeno in studio e l'istituzione di adeguati campioni o processi di controllo, sui quali verificare la singolarità degli eventi indagati.  
A proposito della telepatia, il lavoro degli esponenti della SPR si suddivise in due direzioni principali: una francamente sperimentale, l'altra di natura osservativa o "documentaria", che confluì precocemente nella più ampia indagine sui casi spontanei. Le prove sperimentali furono perseguite per alcuni anni secondo procedure differenti, adattate di volta in volta ai soggetti che accettavano di sottoporsi alle richieste degli esponenti della SPR. Nel complesso le ricerche furono abbastanza numerose e si servirono di materiali che consentivano valutazioni genericamente qualitative dei risultati. Come si sarebbe scoperto in seguito, gran parte di questo lavoro fu inquinato da gravi errori metodologici dei ricercatori e da condotte fraudolente dei soggetti che collaboravano, che spesso ricorsero a trucchi ed espedienti in grado di ingannare gli sperimentatori. Nell'impossibilità di accertare, a distanza di tempo, quali di quegli studi potrebbero essere affidabili, l'orientamento attuale è quello di non ritenere indicativo nessuno dei risultati ottenuti a quell'epoca: ciò significa che quei lavori non possono essere utilizzati né per confermare né per confutare l'esistenza delle presunte capacità telepatiche poste sotto sperimentazione (Rush, 1986). 
Sui cosiddetti "casi spontanei" il lavoro dei primi ricercatori psichici si concretizzò in ampie raccolte di documenti e testimonianze, che fruttarono una straordinaria quantità di materiale relativo alle più varie esperienze psichiche. Parte di questo materiale concerne temi all'epoca poco conosciuti ma che hanno poi trovato salda collocazione all'interno di altri campi di studio: si tratta ad esempio dei sogni e delle esperienze ipnagogiche, delle allucinazioni, di alcune espressioni abnormi della memoria, dell'elaborazione subconscia o subliminale, dei falsi riconoscimenti, della glossolalia, della dissociazione psichica [disturbo di personalità multipla]. Su questi argomenti nell'arco di tempo 1882-1914 vennero pubblicati numerosi lavori sui Proceedings della SPR e, per un periodo ancora più lungo, sugli Atti di una Società americana (ASPR) sorta sull'esempio di quella inglese.  
Un'altra parte dei documenti raccolti dai "fondatori" della SPR concerneva direttamente ciò che ancora oggi rientra nella competenza della parapsicologia: le apparizioni individuali o collettive, i poltergeist, le infestazioni, i sogni ed altre manifestazioni psichiche che sembrano preannunciare eventi futuri, etc. La ricerca condotta nei primi tempi si basò non tanto nell'accoglimento passivo delle dichiarazioni spontanee di coloro i quali avevano qualcosa da raccontare, quanto nell'individuazione attiva di questi episodi da parte dei ricercatori e in indagini condotte con interviste, visite sui luoghi, raccolte di testimonianze indipendenti, reperimento di documenti coevi, e così via. Per le possibilità culturali dell'epoca, l'analisi del materiale consisteva per lo più nella valutazione cumulativa di queste collezioni di casi, nel confronto e nella suddivisione degli episodi, nella pubblicazione integrale delle testimonianze e dei processi verbali relativi ad ogni singolo evento: ed era un'indagine più di tipo storico che scientifico. 
Nei riguardi della medianità non vennero invece intraprese indagini sistematiche. Il motivo è che fin dall'inizio i medium esaminati furono scoperti mentre ricorrevano ad espedienti e sotterfugi, per cui furono pubblicamente "smascherati" (questo costò alla SPR l'abbandono di molti spiritisti) e lo studio della medianità venne escluso dai campi di pertinenza societari in base all'assunto che fosse del tutto improduttivo. Ciò non impedì che per decenni singoli esponenti della SPR continuassero a studiare, a dibattere e a sperimentare gli effetti medianici, sebbene quasi sempre ciò avvenisse da posizioni critiche, avverse cioè ad ammettere che quei fatti fossero realmente "supernormali" come si asseriva che fossero. Fin dai primi anni di vita della ricerca psichica la maggior parte dei ricercatori si dimostrò contraria alle posizioni spiritiste e più volte la SPR venne accusata di operare una sistematica soppressione delle evidenze di medianità autentica. In effetti, in nessun momento della storia della SPR o della parapsicologia nel suo complesso, l'atteggiamento favorevole ai medium e all'extranormalità delle loro produzioni è stato dominante, come può facilmente dimostrare un esame delle pubblicazioni che afferiscono a questo campo (per i primi periodi di attività della SPR, si vedano ad esempio Hodgson, 1892, 1897-8; Podmore, 1902; Petrovo-Solovovo, 1911; Besterman, 1932; Gauld, 1982). Parimenti negativo fu l'atteggiamento della SPR per un'altra serie di manifestazioni e posizioni "occulte", come la grafologia e la chiromanzia, molti miracoli, le manifestazioni "odiche", la teosofia. 
 
 
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Una fase di passaggio: dalla Prima alla Seconda Guerra Mondiale 
 
Con la scomparsa dei primi fondatori della SPR (ad eccezione del fisico Barrett, primo ideatore della Società, e di Eleanor Sidgwick, fino alla morte, nel 1936, riferimento morale e culturale della comunità parapsicologica europea), con l'avvento di nuove generazioni di studiosi, con la diffusione di queste indagini in molti Paesi dell'Europa e negli Stati Uniti, la ricerca psichica/parapsicologia assunse un nuovo volto. In primo luogo, vennero pian piano abbandonate le indagini basate sulla raccolta di casi spontanei, che richiedevano risorse economiche non indifferenti, notevoli impegni personali, competenze culturali ad ampio raggio e la collaborazione di più studiosi. Ci si limitò a ridiscutere e talora ad aggiornare i lavori già effettuati, o a mettere assieme esigue collezioni di casi; talvolta ci si spinse ad esplorare campi nuovi, come ad esempio quello delle "visioni dei morenti" (Barrett, 1926), ma senza il puntiglio e il rigore di cui avevano dato prova gli studiosi dei decenni precedenti.  
Si cominciò a documentare con maggiori dettagli singole vicende eccezionali, ma poiché si sapeva molto poco sulle esperienze spontanee ed erano sconosciute importanti aree della psicologia, della fisiologia e della fisica (sviluppatesi nel corso del Novecento) la selezione e la gestione dei casi fu spesso condizionata dai presupposti teorici dei ricercatori, non sempre imparziali e rigorosi. La scelta del "caso singolo", alla lunga, si dimostrò limitativa ma non inutile. Facendo tesoro delle esperienze accumulate in questa attività si è potuto infatti perfezionare il metodo di lavoro (in che modo documentare i fatti, come trattare i testimoni e le testimonianze, cosa affrontare nel momento in cui ci si trova implicati in un'indagine, quale impiego fare di analisi psicologiche e statistiche, e così via) e chiarire meglio il merito delle vicende: il ruolo delle persone implicate, i rapporti tra testimonianze e formazione di ricordi, la formulazione di modelli esplicativi da parte dei soggetti coinvolti, l'incidenza dei parametri culturali e religiosi, e così via (Rhine, 1979). 
L'attenzione maggiore, in questo periodo, fu comunque rivolta allo studio o all'osservazione dei fenomeni prodotti da poche figure di spicco, che apparivano in grado di produrre intenzionalmente diversi fenomeni supernormali. Le pubblicazioni parapsicologiche principali si occuparono spesso - talora, solamente - di "medium" quali Leonora Piper, Gladys Osborne Leonard, Mina Crandon (Margery), Rudi Schneider, e di "sensitivi" come Pascal Forthuny o Stephan Ossowiecki, nonché di altri personaggi la cui permanenza e la cui risonanza fu piuttosto effimera. A differenza che in passato, ora si riusciva a portare quasi tutti costoro in ambienti sicuri, istituti di ricerca o centri parapsicologici, sottraendoli ai contesti familiari ove i controlli sarebbero stati più difficili e comunque limitati. Sessioni medianiche, con utilizzo di apparecchiature e strumenti di registrazione, furono condotte in laboratori di Londra e Parigi; studi ed esperienze di telepatia, chiaroveggenza e precognizione ebbero luogo in Francia e negli Stati Uniti (Beloff, 1993; Inglis, 1984).  
Molte di queste ricerche, caratterizzate dalla fiducia di ottenere risultati positivi ma anche da notevoli ingenuità, ebbero termine senza aver fornito dai significativi: alcune volte si arenarono in una sterile ripetitività di esperienze, altre volte si interruppero bruscamente con la scoperta e la denuncia delle manovre fraudolente messe in atto dai soggetti studiati. Nel complesso, a un lavoro intenso corrisposero progressi scarsi o totalmente nulli, tanto che verso la fine degli anni Quaranta questo filone di attività era ormai prossimo ad esaurirsi. Se ne giovò l'impegno in una strada che aveva preso corpo proprio in quei primi decenni del Novecento e che consisteva in prove sperimentali condotte con materiali e procedure cui era possibile applicare metodologie di valutazione statistica (Mauskopf-McVaug, 1980; Rhine, 1940). 
Iniziata gli ultimi anni dell'Ottocento, specialmente dietro la spinta operata dalle ricerche del francese Charles Richet, l'applicazione della statistica alle indagini parapsicologiche era pian piano cresciuta, con esperienze condotte sia in Inghilterra sia, ancor più, da alcuni isolati ricercatori americani (Coover, 1917; Estabrooks, 1927). Il settore appariva promettente, tanto da indurre a intensificare gli sforzi in questa direzione, cercando un coinvolgimento di statistici e matematici che non solo si sarebbe dimostrato proficuo per il loro campo di attività (Hacking, 1988), ma avrebbe rinsaldato le basi per l'attività parapsicologica del periodo successivo, rappresentata soprattutto dalla nota sperimentazione con metodologia quantitativa che avrebbe raccolto il massimo interesse per circa un cinquantennio.  
 
 
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Dagli anni Quaranta agli Ottanta 
 
Nell'area delle ricerche di laboratorio, per tutti i decenni centrali del Novecento si è assistito alla formazione e alla formalizzazione dei sistemi statistici della scuola di Rhine. I protocolli sperimentali prevedevano la messa a punto di sistemi che producessero sequenze casuali di una serie prefissata di "bersagli" che il soggetto sperimentale doveva individuare o produrre servendosi della sola volontà, senza ricorrere a mezzi fisici/fisiologici o a calcoli razionali. In questa maniera si mirava a portare entro condizioni controllate l'una o l'altra manifestazione parapsicologica (telepatia, chiaroveggenza e precognizione, poi unificate sotto il termine di "percezione extrasensoriale generale", e psicocinesi) ricorrendo a procedure simili a quelle impiegate nella ricerca psicologica dell'epoca. Facendo riferimento alle attese statistiche, infine, si sarebbe potuta calcolare la significatività degli eventuali risultati anomali (non casuali) delle prove. Si trattava insomma di realizzare un pabulum, un terreno nel quale cogliere gli eventi extracasuali che avrebbero potuto prodursi spontaneamente. Il vantaggio, rispetto ad altre situazioni, sarebbe stato costituito dall'aver posto sotto controllo tutte le variabili concomitanti concernenti l'ambiente, il/i soggetto/i sperimentale/i e i ricercatori (Rhine 1955).  
In prospettiva storica si può affermare che questa modalità sperimentale dette soprattutto due frutti, di genere opposto. Innanzi tutto, garantì alla parapsicologia un certo grado di apprezzamento presso l'ambiente accademico, con i diversi vantaggi che ciò comportava: finanziamenti, posizioni professionali, diffusione delle conoscenze presso nuovi ambienti, possibilità di procedere a ulteriori ricerche in ambiente universitario con l'aiuto di studenti laureandi e specializzandi, e così via. L'uso dei metodi statistici fu il punto di forza per l'accettazione di questa indagine entro l'ambito scientifico nel quale, a quell'epoca, si intendeva portarla. Nel 1969 la più importante associazione di categoria dei parapsicologi di tutto il mondo, la Parapsychology Association, venne accettata nel seno dell'Associazione Americana per il Progresso della Scienza (AAAS) non per i risultati ottenuti in merito ai suoi oggetti di studio, bensì proprio in riconoscimento della perizia e della appropriatezza dell'uso dei metodi statistici (Braude, 1995).  
La statistica, però, si dimostrò del tutto inabile a fornire indicazioni significative sulla natura dei fattori extracasuali che potevano intervenire nel corso della sperimentazione. Mancando la possibilità di isolare, nelle sequenze dei dati, gli eventi significativi da quelli dovuti a coincidenza casuale, era difficile conseguire una qualunque comprensione dei fattori - fisici, fisiologici o psicologici - concomitanti o determinanti dei risultati. In altri termini, con il procedere della sperimentazione la statistica divenne un fine in sé e perse la capacità di essere strumento conoscitivo di un evento osservato in ambiente controllato. 
Accanto a questo indirizzo, che per quattro o cinque decenni rimase maggioritario nell'ambito della ricerca parapsicologica mondiale, continuò a sopravvivere una certa attività nell'area dei casi spontanei, per i quali si seguì però una strada diversa da quelle battute fino ad allora: la strada rappresentata dala raccolta "indiscriminata" degli eventi testimoniati, nell'assunto che in mancanza di una stringente attività di filtro il materiale raccolto non sarebbe stato condizionato dai presupposti teorici e culturali dei ricercatori. A seguito di appelli emanati nei mezzi di informazione di massa alcuni studiosi raccolsero ampie collezioni di casi, dalle quali si tentò di estrarre, con valutazioni qualitative ma anche con strumenti matematici, i dati più significativi. Ci si focalizzò su aspetti trascurati nel periodo precedente, come ad esempio la "motivazione" (Rhine, 1954, 1956, 1962a, 1962b, 1963, 1969, 1978; Sannwald, 1963), e malgrado si sperasse di ricavarne suggerimenti per la ricerca sperimentale questo indirizzo assunse una consistenza autonoma della quale ci si sarebbe accorti soltanto in seguito. 
 
 
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L'ultimo ventennio del XX secolo 
 
Forte delle acquisizioni accumulate nel tempo, ma ancor più della serie di insuccessi che ha dovuto registrare (in genere più istruttivi dei successi), la parapsicologia dell'ultimo ventennio ha nuovamente modificato la sua fisionomia, assumendo una dimensione nuova. Sul fronte dei lavori sperimentali si è avuta, grazie ai progressi tecnologici, una sofisticazione negli strumenti e negli apparati utilizzati, cui ha corrisposto una certa semplificazione delle analisi statistiche. Le apparecchiature automatiche e le procedure informatiche hanno progressivamente assunto ruoli in precedenza assolti dagli sperimentatori e ciò si è tradotto in una maggiore pregnanza in special modo dei risultati conseguiti in ambienti professionalmente qualificati (centri universitari, laboratori di fisica e di ingegneria). Ancora una volta, le informazioni raccolte sono state per lo più di tipo statistico, ma la notevole numerosità delle prove effettuate ha reso meno discutibili e controversi i riscontri finali di queste ricerche. Lo sviluppo della metanalisi, inoltre, ha consentito di riesaminare anche i dati degli studi storici nei vari settori della parapsicologia sperimentale, scoprendone in diversi casi una significatività complessiva che non si poteva far rientrare entro le normali oscillazioni dei processi casuali (Utts, 1991). 
Sul fronte delle ricerche sui casi spontanei, da una serie di lavori analitici è emerso che è proprio qui che si riscontra una considerevole ripetibilità nei dati, che è stata una delle richieste principali rivolte da sempre alla parapsicologia. Sono stati trovati effetti costanti all'interno di alcune classi di fenomeni (Schouten, 1979, 1981, 1982, 1983), sono stati potenziate le modalità di indagine in specifici settori, come ad esempio quello delle cosiddette "infestazioni" (Schmeidler, 1966), e sono state aperte nuove strade alla ricerca che in precedenza erano state trascurate (Morris, 1998). Nel complesso, pur in una generale riduzione delle attività, si è assistito a una notevole diversificazione delle ricerche, in larga misura affrancatesi dai modelli rhiniani, e all'acquisizione di una maggior messe di dati dai quali ci si aspetta di trovare risposta a molti degli interrogativi che erano stati formulati quando si dette inizio agli studi in questo campo. 
 
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Bibliografia

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